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Funky Go-o-gle

"Ma sei tu Massimo Marchiori? Allora, senti, un giorno devo spiegarti come funziona veramente Go-o-gle".

E' cominciato così il mio primo incontro con Marco Zamperini. Con Go-o-gle detto con due "o", all'italiana, non come lo dicono quegli americani lì, Guugle. E' stata subito scintilla, sintonia ed amicizia immediata, e quello di Go-o-gle era diventato il nostro piccolo grande tormentone ogni volta che ci sentivamo.

La vita è una commedia, brillante ma alle volte anche tragica, e talvolta offre combinazioni che ci squassano dentro, come un terremoto dell'anima. E' così che nella mia casella di posta ho trovato una email pubblicitaria intitolata "L'IT è morto", e subito dopo quella un'altra intitolata "Informazioni su Marco", dalla quale ho saputo che Marco Zamperini era deceduto, vittima di un infarto a soli 50 anni . Guardavo quei due titoli sullo schermo, addolorato ed ancora incredulo, e pensavo alla tragica commedia che alle volte viviamo, a quell'accostamento beffardo, ma così consono al destino delle parole: perché veramente, con la morte di Marco, un pezzo di IT è morta. IT come Information Technology, ed IT come ITalia, l'Italia delle persone migliori.

Una notizia assurda di per sè, non tanto perché un uomo non possa avere un infarto a 50 anni (che pure sono pochissimi!), ma perché Marco era semplicemente così pieno di vita, l'emblema stesso della gioia di vivere, che solo associare a lui, anche lontanamente, la parola morte, sarebbe sembrata una sciocchezza, come dire che il sole può essere nero. Ma se il sole diventa nero, allora le nostre certezze vacillano, i nostri pensieri si sgretolano, e restano a vagare senza senso. E' così che mi sono sentito, e come me come tutti quelli che hanno avuto la fortuna di essere amici di Marco, o anche solo di averlo conosciuto. Una cosa senza senso, ed una sensazione di pesantezza greve, un peso al cuore, insopportabile.

Perché Marco aveva un dono, tra i molti: oltre a sapere le cose, aveva un entusiasmo tale da contagiare tutti. In ogni aspetto della tecnologia vedeva la meraviglia, eterno spirito bambino dentro ad un corpo adulto. E quel dono lo portava agli altri, col suo modo di esprimersi, di comunicare. Il suo soprannome era "funky professor", il professore eccentrico. In realtà quel soprannome era veramente azzeccato, ed è una delle eredità che porta e che deve portare alla cultura tecnologica italiana. L'apparente stranezza dell'accostare "funky" a "professor" è che la seconda tipicamente è una parola seria e molto istituzionale, la prima invece evoca qualcosa di rilassato, giovanile in spirito, musicale. In altre parole, si tratta di un coraggioso ossimoro, cioè un accostare due termini in forte antitesi fra loro. La parola ossimoro stessa deriva dal greco ed è composta da "acuto" e "ottuso". Acuto, professore. Ottuso, funky.

In realtà la grandezza di Marco stava proprio qui, cioè nell'aver osato prendere questi due apparenti opposti, ed averli riuniti, mostrando che le parole alle volte giocano strani scherzi. Chi è il professore? E' quello cioè che "sale in cattedra", altezzoso verso i suoi alunni, che deve mostrare agli altri quanto conosce? E' quel saccente esperto di tecnologie che guarda gli altri dall'alto al basso, perché lui sa e gli altri no? Quel "professore" non è la parte acuta dell'ossimoro, bensì la parte ottusa. Il miglior professore possibile invece è funky, è quella persona che insegna o comunica perché trasmette conoscenza e passione, che parla perché deve dare qualcosa, non per dimostrare che sa. E' quello che sorride quando ti parla, perché è felice nel vederti felice. E' quello che tratta chiunque in ogni situazione come una persona, una persona come lui, non sotto di lui. E' quello che sa che per quante cose possiamo sapere, in realtà non sappiamo proprio nulla, come diceva Socrate. Anche Socrate era funky, evidentemente.

Tutto questo l'ha sperimentato chi ha conosciuto Marco in almeno una delle sue molteplici facce: come amico, o come collega, o come esperto di tecnologie, o come insegnante. Ed è una cosa da ricordare, tra le tante che Marco ci ha lasciato: funky professor era ed è la sua più grande provocazione proprio perché viene considerato come un ossimoro. Avremo imparato la lezione quando smetterà di esserlo: e quando quest'ossimoro sarà sparito, allora forse potremo pensare che, certo, alle volte anche il sole può essere nero, e che anche una persona splendida e piena di vita come Marco Zamperini non ci sia più.

Quando poi, in realtà, Marco continuerà sempre ad essere con noi, dentro ai cuori di chi l'ha conosciuto. E per chi non ha avuto l'immensa fortuna di conoscerlo? Basterà cercare nella grande tela del web le sue pennellate: i suoi pensieri, la sua voce, il suo sorriso. Con Go-o-gle, mi raccomando, non con Guugle.

(pubblicato Ottobre 2013)

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