Carteggio inedito elettronico
Metaspaziotemporale
5
ottobre - 14 ottobre 1582
Dice il Martinioni:
La biblioteca dei Corner Piscopia era giunta in possesso del Procuratore di San Marco Zanbattista, il padre di Elena Lucrezia, il quale l'aveva, a quanto dice egli stesso, "raddoppiata". All'epoca di Galileo essa era ancora in formazione: certamente Marcantonio Corner, scrittore di Idraulica, e il fratello Giacomo Alvise, amico di Galileo, fondatore dell'Accademia dei Ricovrati, che si riuniva nel suo Palazzo di Padova, avranno posseduto libri importanti; ma fu il figlio di Giacomo Alvise, Girolamo, padre di Zanbattista e avo di Elena Lucrezia, che costitui l'ampia biblioteca di cui rimane l'inventario, redatto alla sua morte ad istanza della vedova, Caterina Thilmans, figlia di un autorevole membro dell'attiva Colonia fiamminga veneziana. Quella biblioteca, ampliata da Zanbattista, fu poi lo strumento per gli studi della celebre Elena Lucrezia. L'inventario evidenzia circa 2000 titoli. Vi è un completo panorama dello scibile, con netta prevalenza della storia; mancano libri proibiti e mancano anche i manoscritti, della cui esistenza si hanno peraltro notizie certe. Secondo il Montfaucon, che la vide alla fine del secolo, non vi era biblioteca che avesse "tot codices ad historiam Venetianam spectantes" anche se per lo più non superavano "trecentos annos". Egli vide "Oratorum Reipublicae diaria bene multa, historiae bellorum, et alia huiusmodi pene innumera"
Marino Zorzi "Le biblioteche a Venezia
nell'età di
Galileo"
da: Galileo e la cultura veneziana, ed.LINT,
1995
The
vision and patronage of the Cornaro family provides a window
into
the fascinating art and architecture of the Most Serene Republic
Date: 5 Ottobre 1582 16:08:06 -0400 (EDT)
From: elena_piscopia@technologist.com
To: Giovanni Battista Piranesi <Gio_Piranesi@Altavista.net>
Subject: Re: Ogni
cosa riemerge dal passato
> Ti ricordi il nostro primo incontro
all'ingresso di
> S. Giustina
Mater?
> Mandami un segnale (non acustico).
> Reggi il tempo,
> se ti riesce
> e componi le ore che
> restano ancora da osservare ... da lontano
> come in una cartolina smarrita
>
Elena
Lucrezia Cornaro Piscopia
> "Non cercate cio' che e' perduto. Il tempo
> cambia anche i ricordi...
Piu' non ricordo dov'ero, chi
ero.
Mandami un segnale piu' certo della tua
e della mia identita'.
Sto cercando di non smarrire
la cartolina del tempo che mi regge.
Si ricompone ancora dalla nebbia
che trasforma i ricordi, la soglia di una Mater,
l'incontro primo, e ultimo di una serie
che non finisce di tornare indietro.
L'immagine di una
chiesa, le ore
che una donna
laureata (in quale serie prima?)
ha infilato come perle in una collana
che l'immagine osserva da lontano...
On 6 Ottobre 1582 elena_piscopia@technologist.com wrote:
>
Piu' non ricordo dov'ero, chi ero.
> Mandami un segnale piu' certo della tua
> e della mia identita'.
Dal Palazzo guardavo le calli
dalle finestre incollate
non amavo la teologia
e
tu lo sapevi
> Sto cercando di non smarrire
> la cartolina del tempo che mi regge.
Quale tempo?
Il tempo cambia anche i ricordi
Non cercate cio' che e' perduto
> Si ricompone ancora dalla nebbia
> che trasforma i ricordi, la soglia di una Mater,
Non c'era nebbia allora, almeno nei miei pensieri
> l'incontro primo, e ultimo di una serie
> che non finisce di tornare indietro.
ma tu chi sei? ho forse sbagliato rotta?
amavo le scienze, la musica, l'arte
del ricamo
> L'immagine di una chiesa, le ore
> che una donna laureata (in quale serie prima?)
> ha infilato come perle in una collana
> che l'immagine osserva da lontano...
Non cercare di disorientarmi, ormai il tempo e'
svanito
Elena Lucrezia Cornaro Piscopia
"Non cercate cio' che e' perduto. Il tempo
cambia anche i ricordi..."
Qui sta scoccando il tempo
della presentazione dell'Engineering
Information Village.
Puoi cercare di disorientarmi (ulteriormente), se vuoi.
Fammi (ri)vedere i ricami che ami.
Dammi un indirizzo di un'immagine, o un attachment.
Il tempo sta trasformando
anche la teologia, che forse
non amavamo... ma il tempo, ancora, corre...
> Giovanni Battista Piranesi
Date: 7 Ottobre 1582 16:35:48 +0200 (MET DST)
From: Giovanni Battista Piranesi <Gio_Piranesi@Altavista.net>
To: elena_piscopia@technology.com
Subject: naufragar m'e' dolce dal futuro...
se nel presente sento la tua voce,
Lucrezia gia' Corner, del qual Palazzo
fra
le mie calli non riemerge un muro
ma un'onda che spaura, o che travolge
profondissima, la spaziosa quiete
il cui pensier mi finge ancora pazzo...
(ho forse sbagliato
rotta,
come la nostra Elena immagina di se'?)
> Giovanni Battista Piranesi
Date: 8 Ottobre 1582 15:27:02 -0400 (EDT)
From: elena_piscopia@technologist.com
To: Giovanni Battista Piranesi <Gio_Piranesi@Altavista.net>
Subject: Re: naufragar m'e' dolce dal futuro...
(fwd)
> > se nel presente sento la tua
voce,
> dal passato torno a ricamar trame
> penso ma non sento
> canto ma non odo
> > Lucrezia gia' Corner, del qual Palazzo
> nel Palazzo chiusa
> come posso nello specchio immaginarmi
> infranta
> da una finestra
cieca?
> > fra le mie calli non riemerge un muro
> e' solo cartapesta
> > ma un'onda che spaura, o che travolge
> > profondissima, la spaziosa quiete
> inquietudine m'affonda
> e piu' non posso nello spazio
> intravvedere i raggi della teoria M
> Magia, Mistero o Membrana
che sia
> andarmene via
> nel momento spin
> piu' cruciale della mia effimera
> esistenza
> > il cui pensier mi finge ancora pazzo...
> pazzo tu sia
> ma non ricordare
> la Magia incanta
> il Mistero rinnova
> la Membrana chiude il cerchio
>
Elena Lucrezia Cornaro Piscopia
> "Non cercate cio' che e' perduto. Il tempo
> cambia anche i ricordi..."
Date: 9 Ottobre 1582 15:10:08 +0200 (MET DST)
From: Giovanni Battista Piranesi <Gio_Piranesi@Altavista.net>
To: elena_piscopia@technologist.com
Subject: Da Lucrezia a Elena
....
da quel che sembra vero
e con la mia scrittura appare ai sogni
che intreccia con le immagini
e scende nel tuo sonno...
Voglio svegliarmi, lasciami dormire
finche' l'io non si strappi
con un colpo di sasso
dall'incanto del me, e d'un velo d'ombra
su specchi infranti in cui io mi deformo
secondo dove scegli di guardarmi,
altra luna m'illumini
lo squarcio!
Scioglie la nebbia il sole un bianco sasso
vi si abbaglia
la luna...
> Non c'era nebbia allora, almeno nei miei pensieri
No! Fa' saltare i grattacieli, immani
masse di vetro rette da arditissime
strutture di cristallo, che nel vento
oscillano, schiacciandomi nel sogno,
io gia' rinchiuso nel suo fondo d'onda...
Se mai mi hai conosciuto
La tua sfera e' in volo con la mia
qualunque ne sia il grado
di esistenza fisica...
Con te nell'uragano
fuori dell'uragano,
ecco ti vedo:
la metamatematica in un lampo
scompare dal suo cielo
si fa reale, vera matematica,
quella che non volevo fare mia...
> Giovanni Battista Piranesi
Date: 9 ottobre 1582 18:35:23 +0200 (MET DST)
From: Giovanni Battista Piranesi <Gio_Piranesi@Altavista.net>
To: elena_piscopia@technologist.com
Subject: Nulla di te la tua scrittura esclude...
Raddrizziamo lo spin:
Sempre caro mi fu quest'ermo colle
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Nulla di te la tua scrittura esclude...
> Giovanni Battista Piranesi
Date: 9 ottobre 1582 23:35:23 +0200 (MET DST)
From: elena_piscopia@technologist.com
To: Giovanni Battista Piranesi <Gio_Piranesi@Altavista.net>
Subject: Io non ti capisco
Perche' t'adombri
se il cor tuo s'allegra?
Non cercar foglie
stanche
ai rami appese
passi dissolti in soglie
chiuse
L'animo tuo gioisce
il pianto infrange l'ombra
Non tornar in rimembranze fatue
non porto ori o allori ormai
dimenticati
rubati al tempo che
mi e' stato tolto
Elena
Lucrezia Cornaro Piscopia
"Non cercate cio' che e' perduto. Il tempo
cambia anche i ricordi..."
Date: 10 Ottobre 1582 17:13:32 -0400 (EDT)
From: elena_piscopia@technologist.com
To: Giovanni Battista Piranesi <Gio_Piranesi@Altavista.net>
Subject: A palazzo Corner in Venezia
> Ma in fondo chi
sono?
> quella di ieri,
di
oggi o di domani?
Date: 11 Ottobre 1582 10:26:27 +0200 (MET DST)Matilda Joslyn Gage Website: Biographical Dictionary
Elena Lucrezia Cornaro Piscopia
"Non cercate cio' che e' perduto. Il tempo cambia anche i ricordi..."
La risposta la sai da sempre:
non dirmi che l'hai perduta.
> amavo le scienze, la musica, l'arte del ricamo
Tu sei la Metastoria, e la Metastorica, e la Farfallina Storica, la Storia
della Musica, la Scienza delle Muse, la Divinita' Sfuggente da ogni gabbia
umana...
Università degli Studi di Padova: Profilo storico
Non dirmi che sei una e trina: c'e n'e' gia' Uno, lasciamolo dove sta.
> dal passato torno a ricamar trame
> penso ma non sento
> canto ma non odo
> come posso nello specchio immaginarmi...
Sei la trina del tempo rovesciato
> inquietudine m'affonda
> e piu' posso nello spazio
> intravvedere i raggi della teoria M
> Magia, Mistero o Membrana che sia
> andarmene via
> nel momento spin
> piu' cruciale della mia effimera
> esistenza
Date: 12 Ottobre 1582 12:40:33 +0200 (MET DST)
From: Giovanni Battista Piranesi <Gio_Piranesi@Altavista.net>
To: elena_piscopia@technologist.com
Subject: Re: A S. GIUSTINA MATER
.... ovvero teorema del battipalo (di Venezia)
o del punto fisso
.... come disquisisti con il card. Federico
in terra d'Algebra:::
03B53 Logics admitting inconsistency (paraconsistent logics,
discussive logics, etc.)
> Giovanni Battista Piranesi
Date: 12 Ottobre 1582 18:06:33 -0400 (EDT)
From: elena_piscopia@technologist.com
To: Giovanni Battista Piranesi <Gio_Piranesi@Altavista.net>
> Mi conforta il passo
> che veloce
> torna innanzi d'anni andati
> ma se non chiama
> d'arti
> il tempo vano attende:
> arte non e' scienza
> filosofia
non e' metastoria
> la chiave allora
> come poi
> non piu' serra
> ma si spezza
> entro mano altrui...
> la chiave ora
> come allora
> riapre i cancelli
> di ruggine arsi
> incandescenti
> in chiavi musicali silenziose
> La mente spezza la chiave
> la voce si spezza nel canto
> e il cancello
si richiude pesante
> con grida di anelli e bracciali
> caduti
> Elena Lucrezia Cornaro Piscopia
> "Non cercate cio' che e' perduto. Il tempo
> cambia anche i ricordi..."
Date: 13 Ottobre 1582 09:45:59 +0200 (MET DST)
Giovanni Battista Piranesi <Gio_Piranesi@Altavista.net>
To: elena_piscopia@technologist.com
Subject: De structura discorum = restructurando
invento
> hai finito di mailarmi sempre
le stesse frasi?
> inventati qualcosa di new
> O sei come un disco rotto?
No, non ho finito di bailar le
stesse farse.
O che non sai che c'e' l'inventio
(Campana)
e la dispositio (Ungaretti)
[cfr. Giorgio Barberi Squarotti,
Gli inferi e il labirinto] e
io tengo per la dispositio?
Col rottamar
si trova
Piranesi3000
Date: 13 Ottobre 1582 14:40:33 +0200 (MET DST)
From: Giovanni Battista Piranesi <Gio_Piranesi@Altavista.net>
To: elena_piscopia@technologist.com
Subject: Architetture di Carceri (Possesso
versus Accesso)
...Vani segni di confidenza,
ohimè! False prove di libertà di spirito, l'uno di fronte
all'altro.
C'e' forse nulla di piu' accessibile
del Sahara,
aperto a tutti coloro che vogliono immergersi in esso? E c'e' niente di
piu' chiuso?...
Dopo sei mesi d'una convivenza,
d'una comunione di vita quale può offrirla un fortino
del sud,
io mi chiedo se la parte piu'
straordinaria della mia avventura non sia quella di andarmene domani, verso
solitudini inesplorate,
con un uomo il cui vero pensiero
mi è certo sconosciuto quanto quelle solitudini,
alle quali gli è riuscito
di farmi aspirare...
(da "Atlantide" di Pierre Benoit)
>
Naufrago dal futuro
>
alla tua Scienza approdo: il tuo Palazzo
>
rivede le
mie Carceri...
Date: 14 Ottobre 1582 00:13:32 -0400 (EDT)
From: elena_piscopia@technologist.com
To: Giovanni Battista Piranesi <Gio_Piranesi@Altavista.net>
Subject: Re: Architetture di Carceri (Possesso
versus Accesso)
>
.... Vani segni di confidenza, ohime'! False prove di liberta' di
spirito, l'uno di fronte all'altro.
Quale fu mai
confidenza vana
a cercar sguardi
mai riuniti
come da finestre chiuse e ignare
abbassare il capo
mi torna
stanca in albe
da uragano
> C'e' forse nulla di piu' accessibile del
Sahara, aperto a tutti coloro
che vogliono immergersi in esso? E c'e' niente di piu' chiuso?...
Da una finestra chiusa
apriro' la mia mente
nuove stanze chiuse
mi sconvolgono i presagi
aprite i cancelli
che io possa tornare indietro!
>Dopo sei mesi d'una convivenza, d'una comunione di vita quale puo'
offrirla un fortino del sud, io mi chiedo se la parte piu' straordinaria
della mia avventura non sia quella di andarmene domani, verso solitudini
inesplorate, con un uomo il cui vero pensiero mi e' certo sconosciuto quanto
quelle solitudini, alle quali gli e' riuscito di farmi aspirare...
Quale uomo puo' mai raccoglierti
nella tua solitudine d'ambra... pensa
che avventura puo' essere
quella per cui ora non valga la pena
andarsene oggi
piuttosto che domani... indaga
straordinario percorrere di vite
intrecciate a caso in quotidiane follie... sovvieni
di eventi, di silenzi
prive di passioni e di rimpianti colme... ignori
piuttosto che domani
inesplorato pianto... lascia
il freddo cancello urlante
aprire
spalanca il Palazzo che io possa andare!
>
>
Naufrago dal futuro
>
alla tua Scienza approdo: il tuo Palazzo
> rivede
le mie Carceri...
No, piu' non potei guardare
le Carceri
indietro bruciare
dal mio Palazzo
le calli chiuse
luci accecanti d'interno soffuse
logiche astratte in diagrammi d'apparenza
inchiodate analisi d'inconsistenza
perche' dovrei fermarmi a riveder correnti
se scorgo appena il deposito delle menti?
Naufrago oltre e l'anima mia s'accora
approdo a tratti in limitate sponde
in flutti lievi e inaspettate onde
e il desiderio antico ancor m'affiora
Elena Lucrezia Cornaro Piscopia
"Non cercate cio' che e' perduto. Il tempo
cambia anche i ricordi..."
Date: 14 Ottobre 1582 14:40:33 +0200 (MET DST)
From: Giovanni Battista Piranesi <Gio_Piranesi@Altavista.net>
To: elena_piscopia@technologist.com
Subject: La logica
geometrica di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia
La logica geometrica di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia
ELCP: un luogo dell'antifemminismo?
O un luogo dell'immaginario del
vecchio e del nuovo secolo, a cavallo dell'Oceano e della Rete?
Un gioco sottile di proiezioni
e di mistificazioni, una ricerca di identificazione disperatamente
(o teatralmente?) scavata nelle
lastre di Piranesi, terribile cantore di monumentali spazi dei discendenti
della gens Cornelia, come già il Sansovino per i Corner della Ca'
Granda, ma ora con scoperta illusione rotanti e frastagliati su se stessi
attraverso i sentieri nel
deserto del MAI
(?)
ci ricongiunge ai manoscritti perduti
di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, precursori dell'Atlantide di Benoit?
Allora le Carceri non sono i Palazzi dei Corner, e nemmeno il Palazzo di S. Luca o le Procuratie del Padre, procurator per soldi, non sono le vane e costringenti ragioni della gloria della Famiglia e dello Stato, che videro eroina due secoli prima Caterina di Cipro; non sono i luoghi delle monacazioni forzate, come l'ha vissuta e fieramente denunciata Elena Arcangela Tarabotti, di pochi decenni anteriore a Elena Lucrezia...
Non sono, o forse c'entrano, ma piu' intimamente, con la singolar tensione, viva nel '600 come oggi, all'esibirsi come ragione d'essere, spettacolo dunque sono... Da una famiglia di eminenti idraulici, i Corner, emergono dunque The Wall, il MOSE, la Diga... communicationis moenia, ...
L'architetto, naturalmente, è
Piranesi (o Goedel?)...
G. W. Leibniz's Drole de Pensee
Traduzione
italiana
IDEA BIZZARRA PER UN NUOVO
GENERE DI
RAPPRESENTAZIONI
(lettera di Leibniz, 1671)
Avevo un pesce nero, anzi tre pesci, anni fa, ma uno era nero, nero come la pece, anzi nero come il peccato, e considerato che era vestito da prete e che lo avevo collocato, assieme agli altri due in una sfera di cristallo sulla scrivania della mia biblioteca matematica...
visto
che era geloso matto della pesciolina bianca che stava sempre nella sfera insieme al rosso Pascal,...
preso atto
che faceva il moralista quando Pascal e la Pascalina si strofinavano
le pinne incandescenti...
e che faceva loro prediche su prediche di stampo filosofico…
e che dava i numeri in sequenze strane e disordinate...
allora lo battezzai con il nome di Leibniz.
La Pascalina si innamorò perdutamente del suo abito nero come il peccato e della sua oscura morale, contemporaneamente, in lampo coordinato fu anche colta da passione incoercibile per i pensieri di Pascal e perciò girava tutto il tempo nello spazio angusto della sfera in cerca della sua solitudine, che non riusciva a contenere...
Pascal dileguato dentro una malinconia a cui non si poteva porre rimedio senza dilaniare il tessuto semantico dei suoi pensieri, si lasciò morire di desiderio e di fame, silenziosamente.
La bianca a trasparente Pascalina si abbattè con ferocia ardente su Leibniz in rivolta contro sé stesso, ma lui la scacciò e lei ne morì di disperazione, si lasciò galleggiare per giorni e notti adagiata su un fianco dolorante e incredula.
Leibniz preso da un guizzo folle e disperato, rimasto Unico e Solo si suicidò buttandosi fuori dalla sfera d'acqua abbattendo in un sol colpo tutti i suoi principi etici e religiosi...
Nel tentativo di salvarlo mi avventai con le mani per recuperarlo alla vita, ma mi scappò dalle dita, mi scivolò via come un soffio di vento inafferrabile...la sfera urtata in modo inopportuno andò in frantumi in un'esplosione di vetri e d'acqua, annegando la mia scrivania di carta...
Tra numeri e bolle, ordini e volumi vidi Leibniz che mi guardava aperto dal suo occhio vitreo...
Ciò che restava di tutto era il numero uno, quel numero che
segna la differenza dallo zero, che è il Nulla, perchè tra
lo zero e l'uno c'è il Tutto e c'è pure l'Infinito che il
Tutto contiene e che contiene anche il Nulla...
Date: 14 Ottobre 1582 23:59:59 -0400 (EDT)
From: elena_piscopia@technologist.com
To: Giovanni Battista Piranesi <Gio_Piranesi@Altavista.net>
Subject: Re: Libri
e geometrie del caos
> Tu vivi: e le parole e i libri
> polverizzano il mondo.
nei libri parole vive
si muovono
tra la polvere del mondo
> E' la geometria del caos: tu
sei gia' fuori,
> fuori del libro che si sta
compiendo
> di forme matematiche.
e il caos e' geometria,
un
caso d'apparenza
dall'interno del libro incompiuto
posso osservare le forme
in rotazione
fuori
dove l'immagine e' solo dimostrazione
> Tu sfogli
le mie pagine: e' un incanto
> vederti raccontare
>
la mia favola.
e sento leggere di numeri e citta'
di uomini
e astrazioni
in ricuperi automatici approssimati
> La favola del mondo, luce e polvere:
il mondo
delle favole s'offusca alla polvere
di magie
tradotto
in tomi millenari
> tu mescoli il mio sogno, e si riforma
e le formule riappaiono
nere e faticose
a riformar le membra
in coralli pietrificati
> altra illusione
>
di geometria.
altri insiemi in lemmi disomogenei
ancora frattali
di fantasia
From
the book MATH TALK: Mathematical Ideas in Poems for Two Voices by Theoni
Pappas
Il Poema dei frattali
a due voci disgiunte aumenta
rischiara anelli d'acqua scura,
ove la corte rinchiusa ripara
insiemi e superfici s'aprono
invocano il canto
e non è per nulla
autentico
il riferimento a note di tastiera
mobile,
su altri piani,
avrebbe voluto cantare forte
ma la voce d'aria
le era soffiata via dagli occhi
muta
ingessate le parole accecate
nel canto
tra suoni inesistenti
e voci annegate
in sintesi meccaniche
They call us
fractals.
They call us
monsters.
a rather new
We're young,
mathematical idea.
They thought us
useless discoveries.
freaks,
know to the contrary.
Now mathematicians
know to the contrary.
Fractals are
the geometry of
nature.
Snowflakes,
ferns,
trees
clouds,
dragons.
You name it
we can describe it.
We're fractals-
geometric.
We're fractals-
random.
No matter how
small
details remains the same.
No matter how
strange
we can formulate it.
Fractals
the universe.
Fractals
can paint
the universe.
> REGULAR AND CHAOTIC DYNAMICS,
INTERNATIONAL SCIENTIFIC JOURNAL
> ISBN 5-901006-58-5
> proposta d'acquisto
ORDINE INOLTRATO: 1998-12-12
CONTROLLO ISBN: NOT CORRECT
La veste
La veste non era poi cosi' leggera
Lenta
rincorreva in cerchi onirici
i suoi passi di vento
in ombre di ghiaccio
... e un canto remoto
Le dita non erano poi cosi' veloci
Assorta
ricamava in quadri astratti
la sua veste notturna
in segni intrecciati
... e cento monete
Lo sguardo non era poi cosi'
leggiadro
Presente
descriveva in trigonometrie
piane
il suo codice astrale
in
mattini assolati
... e mille bicchieri
Ma la veste si strappa
con le dita di ghiaccio
non puo' proseguire
nel tracciare il percorso;
il suono non s'ode nel canto
muto, spezzato;
nel codice astrale
smarrisce la trama
si perdono le cento monete;
cadono a terra i mille bicchieri
Lucrezia cammina lungo le vie di
citta` ignote
mi sai dire tu chi e`
cosa pensa
cosa sogna
il giorno calmera` il ricordo
solo la spiaggia placa la tempesta
Immagina di dormire a lungo
verso soli
inesplorati
blu e gialli
di luce torrida
Dove?
Non fu nell'isola
a calar
della sera
che percepì i ricordi
e cauta nell'acqua li dissolse
e nemmeno in rigido
sole
al mattino
dell'isola non colse
poco più che un granello
all'isola tornò
in incantesimi rabbuiati
la notte
di fango
in pietra nera incatenata
fu solo poi
che per l'isola pianse
lacerata in grida trattenute
gialli soffi di cielo a oriente
Elena Lucrezia Cornaro Piscopia
"Non cercate cio' che e' perduto. Il tempo
cambia anche i ricordi..."