NASCITA E DEFINIZIONE
Nascita e storia delle banche dati
Per una corretta definizione di database occorre indagare a livello
retrospettivo.
Risaliamo alle origini e andiamo a vedere la nascita dei database legata
allo sviluppo di grandi host computers.
Negli anni '40 e fino a metà degli anni '60 enti e organizzazioni
internazionali mettono a disposizione degli utenti l'accesso a migliaia
di archivi, prima ristretti solo all'interno dell'organizzazione.
Da archivi interni questi insiemi di informazioni divengono banche
dati ad accesso pubblico con tecniche di gestione di informazione differenziate,
linguaggi di interrogazione e recupero dell'informazione piuttosto ostici
e non troppo comprensibili ad un'utenza generalizzata, attraverso reti
di telecomunicazioni nazionali (per l'Italia ITAPAC con protocollo X.25).
Questi accessi, costosi e legati ai consumi a tempo per ogni singola
banca dati erano regolati da contratti specifici con gli host commerciali
e tuttora in certe realtà continuano a persistere: per esempio il
collegamento all'insieme delle decine di banche dati biomediche della National
Library of Medicine (NLM) MEDLARS ha un suo referente nazionale
italiano presso il Centro nazionale di riferimento MEDLARS
dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), indirizzo:
<http://www.iss.it/centri/medlars/Medlars.htm>
Poi verso gli anni '80 e soprattutto nel contesto italiano, vi è
stato l'enorme sviluppo del mercato delle basi di dati sui
CD-Rom, legato alla vecchia diatriba on-line versus CD-Rom, che prendeva
in esame i vari aspetti legati alle modalità di connessione, ai
costi di collegamento e alla facilità di utilizzo e di recupero
dell'informazione attraverso linguaggi di
Information Retrieval.
Ad oggi la situazione che vedeva i CD-Rom quali supporti vincenti nel
mercato delle basi di dati, è quasi ovunque ribaltata, sebbene ovviamente
i CD-Rom continuino ad avere una netta preponderanza in quella fetta di
mercato che si rivolge al cittadino medio e a un'utenza generale o casalinga
(prodotti per PC o per biblioteche medio-piccole con utenza non specializzata),
oppure per prodotti di ambito scolastico, o per informazione giuridico-amministrativa.
In ambito scientifico e di ricerca, Internet ha segnato la svolta mettendo
a disposizione ciò che prima era raggiungibile con ostici linguaggi
di interrogazione e con connessioni a tempo, interfacce WWW via http, tipico
è l'esempio dell'European Information Network Services (EINS), consorzio
di Host computers di ambito europeo, raggiungibile all'indirizzo
<http://www.eins.org>
che dal 1998 raggruppa le basi di dati dei vecchi host ESA/IRS, DIMDI,
QUESTEL/ORBIT, FT PROFILE, FIZ KARLSRUHE, CAS.
E' da sottolineare come alcune basi di dati che prima venivano interrogate
a pagamento o vendute su supporto CD-Rom siano state di recente messe a
disposizione gratuita del pubblico all'interno di progetti ad ampio respiro
di tipo "sociale".
E' il caso del servizio PubMed della NLM, che rende accessibile Medline
Plus, all'indirizzo indirizzo <http://medlineplus.nlm.nih.gov/medlineplus/PubMed>
mettendo a disposizione della collettività anche non scientifica
numerose banche dati tra cui la prestigiosa MEDLINE su varie versioni (Per
un discorso più approfondito sull'argomento vedi "Associazione
italiana biblioteche. Bollettino AIB 1997 n. 4 p. 481-492. Medline
free su Web: i servizi PubMed e Internet Grateful Med della National
Library of Medicine di Antonella De Robbio)
Definizione di banca dati o base di dati
La vecchia distinzione tra la definizione di banca dati che si riferiva a una fonte di tipo primario e fattuale, dove l'informazione veniva subito reperita e la definizione distinta di base di dati, riferita molto spesso a archivi di tipo bibliografico, non ha più senso, in quanto ad oggi i due termini sono sinonimi.
La definizione di base di dati coniata da
Brunella Longo che risale al 1993:
"Collezione di informazioni registrate
in formato leggibile dall'elaboratore elettronico e relativa ad un preciso
dominio di conoscenze, organizzata allo scopo di poter essere consultata
dai suoi utilizzatori",
può comunque tuttora ritenersi valida, sebbene a mio avviso
vada ampliata sia in termini formali che concettuali.
La definizione del termine base di dati o database è andata via via evolvendosi nel tempo, legandosi sempre più ad un concetto mutevole nel corso della "storia" che ne ha ridefinito non solo gli aspetti formali e concettuali, ma anche gli scopi, gli obiettivi, i ruoli. Di conseguenza la disponibilità di queste "offerte informative polistrutturate" e l'impatto sull'utenza e sulla società in generale, intesa non solo come comunità scientifica, ma anche come comunità che raggruppa utenze diversificate, impatto incisivo che questi strumenti denotano, hanno portato ad una crescita culturale generalizzata in vari settori.
Ciò è stato possibile soprattutto grazie a vari fattori fondamentali e decisivi:
Senza l'attuale Rete, così come è ora strutturata con
tutti i suoi strumenti, i database non sarebbero quello che sono oggi,
senza i telnet per raggiungere banche dati in connessioni remote, senza
gli ormai superati gopher per la "classificazione di queste risorse", senza
il Web con le sue interfacce GUI (Graphical User Interface) per la consultazione
di basi di dati di ogni tipo e genere, senza Internet quindi le basi di
dati sarebbero strumenti chiusi e muti, senza possibilità di colloquio
verso l'esterno.
In ambito di ricerca, l'informazione può viaggiare attraverso
la rete GARR,
trasportando informazioni recuperate da basi di dati remote anche di tipo
multimediale: non solo caratteri testuali, ma anche immagini, documentari
in movimento, suoni, ...
La crescita numerica degli oggetti database
La crescita esponenziale di questi insiemi organizzati di informazioni negli ultimi decenni e quindi la necessità di loro una riorganizzazione per categorie più parcellizzata e più vicina al contesto attuale, è stato uno dei valori che ha portato ad una nuova idea di ciò che può significare l'oggetto database.
L'evoluzione dei software I.R. e la facilità degli accessi
Lo sviluppo di software sempre più sofisticati e potenti che
rendono l'interrogazione e il recupero dell'informazione sempre
più flessibile e anche intuibile, con interfacce di tipo amichevoli
e linguaggi che si avvicinano sempre di più alla simulazione
di un linguaggio naturale, porta ad accessi più agevoli e rende
quindi il prodotto database non più come solo insieme di dati organizzati,
ma come risorsa/strumento legata alla sua interfaccia.
Database inteso come archivio di datti organizzati, ma anche come modalità
di accesso.
Lo scenario che evolve dovuto all'impatto dell'information technology
Lo scenario, radicalmente mutato dall'information technology sullo strumento database, che ha visto e che vede comunque la biblioteca, e il bibliotecario addetto al reperimento delle informazioni da basi di dati, come "ponte di raccordo" tra l'utenza e l'informazione, è stato ed è tuttora il motore trainante che ha permesso una ridefinizione dei ruoli delle varie figure coinvolte: distributori dell'informazione, softwarehouse, intermediari, bibliotecari, documentalisti e gli stessi utenti.
I ruoli che cambiano all'interno del processo comunicativo
L' "anello comunicativo" che rende possibile il trasporto dell'informazione
dalle fonti (archivi, basi di dati, ...) all'utente (cliente, consumatore)
è stato a suo volta oggetto di mutazioni notevoli.
Il ruolo del bibliotecario in relazione al concetto database è
dunque in fase di transito, legato allo sconvolgimento di prassi e procedure
per la creazione di nuovi modelli di "servizi di reference", per la crescita
di insiemi di conoscenze da raggiungere e da esplorare, per la nascita
di nuove interfacce da conoscere, e per strategie di ricerca sempre più
sofisticate.
Da un intermediario dell'informazione indispensabile figura
per la cattura di informazioni da banche dati remote con linguaggi noti
a pochi esperti (i vecchi Dialog, DataStar), a un "conferitore
di capacità" quale regista dietro le quindi che prepara pacchetti
informativi organizzati in metarisorse per l'utente, preconfeziona
canali informativi affinché l'utente raggiunga da sé interfacce
amichevoli per la consultazione autonoma, disegna percorsi di tutoring,
prepara l'utenza in corsi di orientamento e formazione.
Questo mutare di ruoli, cambia i contesti, e ridisegna le definizioni, mentre l'evoluzione delle tecniche ristruttura i concetti.
Come enuncia Riccardo Ridi:
"... le banche dati appaiono chiaramente
come gli eredi elettronici degli indici, dei repertori, dei cataloghi,
delle bibliografie e delle enciclopedie cartacee, collocandosi di diritto
all'interno del nocciolo duro di quella ampia nebulosa dai confini sfumati
costituita dalle cosiddette opere di consultazione"
Una definizione che guardi avanti, ma già riferibile al momento attuale potrebbe essere questa:
"Insieme digitale strutturato e organizzato
di descrizioni standard, su un determinato argomento o disciplina o evento,
in forma testuale o multimediale, con link anche ipertestuali, accessibile
all'utenza attraverso interfacce che ne permettano l'interrogazione e il
recupero di dati con modalità di colloquio che ne permetta la crescita"
a cura di Antonella
De Robbio, 27 gennaio 1999