Ad esempio, trovo molto sgradevoli espressioni come «questo articolo costa dieci euro», che suona allo stesso modo di «dieci dollaro», «cento sterlina» o «tre milioni di rublo».
La regola (del resto poco rispettata) che in italiano tutti i termini stranieri dovrebbero essere considerati invariabili qui non c'entra: «euro» non è un termine straniero, è semplicemente un termine di nuovo conio adottato in comune da più nazioni.
Sta il fatto che le autorità europee hanno stabilito che il nome della nuova moneta sia invariabile. A quanto pare, italiani e tedeschi si sono adeguati a questa disposizione mentre, nell'uso pratico, tutti gli altri hanno adottato un plurale modellato sulle regole della propria lingua.
D'accordo: tutto sommato la questione ha un'importanza abbastanza secondaria e ci si può adattare a dire «gli euro».
Il problema serio è un altro. Un dato di fatto è che molti organi di informazione e personaggi pubblici hanno poco rispetto per la lingua italiana: il loro frasario è pervaso da espressioni gergali, orrendi neologismi ed inutili abusi di termini stranieri, per non parlare degli errori di grammatica, dell'uso sconsiderato della punteggiatura, della quasi totale scomparsa del congiuntivo e del condizionale, del «te» al posto del «tu» e dell'imperante abitudine di attribuire sempre alle parole un significato diverso da quello autentico.
Cerchiamo di porre un freno al dilagante imbarbarimento linguistico, che è un segnale preoccupante dell'inesorabile scadimento culturale cui stiamo andando rapidamente incontro.
Naturalmente, come ogni altra buona regola, anche questa ha le sue eccezioni. Comunque mi sembra quanto mai inopportuno assumere come modelli linguistici i manuali tecnici, che fin troppo spesso sono costellati di errori di ortografia, di grammatica e di sintassi, per non parlare poi della confusione fra accenti gravi, accenti acuti ed apostrofi e della totale anarchia nell'uso della punteggiatura, visto che sotto questi ultimi aspetti la fantasia degli autori e dei traduttori sembra volersi sbizzarrire senza alcun freno.
Non ritengo si debba imitare l'eccessivo protezionismo linguistico di altre nazioni, ma mi sembra che noi italiani dovremmo moderare un po' la nostra esterofilia e dimostrare invece più amore per la nostra lingua, troppo spesso sacrificata a presunte esigenze tecniche, giornalistiche e pubblicitarie che la sviliscono ed impoveriscono inutilmente.
Giuliano Artico