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Caro Piero

Caro Piero, e così in un weekend di Ferragosto te ne sei andato.
Ma non è vero.

L'ultima volta che abbiamo parlato me l'avevi detto candidamente: "sono felice".
Nonostante gli acciacchi, la malattia e gli anni che passavano, gli occhi ti brillavano, mentre dicevi di essere l'uomo più fortunato del mondo.
Felice perché, dicevi citando un vecchio proverbio, fai il lavoro che ami e non lavorerai per tutta la vita.

Ora te ne sei andato, ma noi sappiamo che non è vero.
Sei sempre qui con noi Piero, dentro i pensieri di tutte quelle persone che guardandoti vedevano la passione che ti animava, il piacere puro dello spiegare le cose e di stupire tutti con la cosa più semplice ma anche più difficile: il mondo intorno a noi.
Parlandoci di quella cosa chiamata "scienza" e che in realtà tu mostravi per quello che veramente è: vita.

Altro che Harry Potter, il vero mago eri tu, perché quando parlavi tutti ci sentivamo scienziati. Poi qualcuno lo scienzato l'ha anche fatto, grazie a te, ma scienzati lo siamo rimasti tutti, perché quella magia che facevi non si è mai spenta: l'avere svegliato il bambino dentro di noi, quel bambino curioso che si chiede sempre perché. Ecco il senso vero di quella tua risposta, "sono felice".

Ed ecco perché, Piero, in realtà non te ne sei mai andato, lo sappiamo, e da lassù sorridi ancora, come solo tu sai fare: a tutti quei bambini dentro di noi.

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