Menu

Sconfiggere il Coronavirus? Basta una canzone.

Siamo nell'anno 2020: supercomputers, smartphones, internet superveloce, intelligenza artificiale, algoritmi sofisticatissimi. E quindi, tutto sotto controllo, non c'è cosa che non possiamo fare con la scienza e la tecnologia, vero? Sbagliato.

In realtà la nostra capacità di analizzare e capire il mondo è ancora primitiva, in particolare in casi come quelli del Coronavirus, per vari motivi. In questi ultimi giorni sono apparse in rete moltissime predizioni, da quelle ottimiste a quelle catastrofiche a quelle apocalittiche. Qualche equazione, qualche modello matematico, ed ecco che la predizione è servita. Qualche predizione dice che siamo in fase calante e fra poco passa tutto. Qualche altra dice che il 30% della popolazione sarà infetta, qualche altra ancora che il 70% della popolazione sarà colpita. Ma qual è la verità? Come fa la scienza a darci risposte così lontane fra loro?

Il Folle Gioco di Carte

Il motivo è che la scienza dipende da una cosa fondamentale: la conoscenza. Senza conoscenza, non c'è scienza. Pensiamo al Coronavirus: ma come, non sappiamo predire come sarà la situazione? Non ci sono modelli matematici di diffusione dei virus che possiamo usare? Con tutta la scienza a nostra disposizione, non riusciamo a sapere cosa succederà?

Potremmo ad esempio costruire un modello, che ci aiuti a capire e predire il futuro. È quello che si fa in molti campi dopotutto. Un modello è come una strategia per vincere ad un gioco. Pensiamo ad un gioco di carte: come giochiamo la carta giusta per cercare di vincere? Beh, facciamo dei ragionamenti, abbiamo una nostra strategia. Che si basa sulla conoscenza: le carte che abbiamo visto uscire, e ovviamente le regole del gioco. Cosa succederebbe se invece il gioco avesse delle carte che possono essere a nostra insaputa aggiunte o tolte dal mazzo, qualche regola conosciuta ma altre regole invece sconosciute? E magari questa gran zuppa di regole conosciute e sconosciute cambiassero pure di continuo mentre giochiamo? La risposta verrebbe spontanea: ma che razza di gioco è? In questo folle gioco è ovvio che non riusciremmo più ad avere una strategia vincente, saremmo in balia degli eventi, cercando disperatamente di capire cosa sta succedendo. È la stessa cosa che sta succedendo ora.

In questo momento manca la conoscenza, e per questo la scienza fa fatica a capirci qualcosa. Abbiamo tantissimi studi e modelli che possiamo usare per cercare di predire il futuro del Coronavirus, ma ci mancano le regole del gioco, ed i dati precisi su quello che sta succedendo. Ci sono troppe variabili in gioco, ed i modelli matematici conosciuti semplicemente non hanno abbastanza informazione. Per questo motivo i risultati sono così variabili, perché i modelli usati su dati incompleti o errati possono dare risultati corretti come sbagliati. Chiunque con un po' di dimestichezza può costruire un modello matematico, perfettamente plausibile e che usi le teorie più sofisticate, per dare una certa previsione o una previsione completamente diversa. Non c'è scienza senza conoscenza.

Zap!

In sintesi, ci mancano i dati e le regole del gioco. Quello che vediamo dall'alto, la situazione generale del Coronavirus, è il prodotto di miliardi di microvariabili, che dipendono da quel sistema super-complesso che è la nostra società. Il Signor Rossi passa di lato alla Signora Bianchi, e zap, il virus è passato. Il Signor Verdi prende il carrello del supermercato e poi si tocca il naso? Zap, il virus è passato. Miliardi e miliardi di micro-eventi, di situazioni, di possibilità su cui non abbiamo controllo, non abbiamo potere, che non riusciamo né a cogliere né a simulare decentemente. La realtà supera l'immaginazione, si dice. Bene, la realtà supera anche la scienza e la tecnologia, in questo momento perlomeno. Tutti questi micro-comportamenti inseriti nel grande Sistema Caotico delle nostre vite creano il gioco impossibile, quello che non riusciamo a cogliere ed a capire, e che per ora ci fa procedere cercando di salvare il salvabile.

Il Cancro del Mondo

Qualche semplice dato comunque ce l'abbiamo, e quindi possiamo iniziare magari da ragionamenti molto semplici. Ad esempio, un grafico come quello che mostra l'andamento dei morti per il virus in Italia:

Anche se non abbiamo idea di cosa stia succedendo e delle miliardi di variabili in gioco, notiamo che questa curva ha una forma ben definita, come se qualcuno la stesse disegnando con cura. E purtroppo, come si vede subito, cresce molto. La prima cosa da fare è cercare di vedere quanto cresce, dato che i numeri possono crescere in vario modo. Una delle crescite più grandi è quella cosiddetta “esponenziale”, cioè una crescita follemente grande, praticamente una specie di corsa al raddoppio: 2, 4, 8, 16, 32, 64 e così via. Questa crescita è il sogno di chi ad esempio crea una ditta, un sito web, un'app per telefonino, perché segnala quella fase magica in cui tutto sta andando a gonfie vele. Quando parliamo di messaggi che sui social diventano virali parliamo proprio di curve di crescita simili, che cavalcano l'onda gloriosa della crescita esponenziale: messaggi che in poco tempo conquistano il mondo.

Viceversa, la crescita esponenziale è quanto di peggio possa capitare ad esempio in ambito medico. Il temutissimo cancro, che ancora non siamo riusciti a sconfiggere, sfrutta proprio quest'onda di crescita folle per farsi beffe delle cure: se non contenuta in tempo, la crescita delle cellule malate è così grande che diventa praticamente inarrestabile, mangiandosi il nostro corpo.

Tornando al Coronavirus allora, quale tipo di crescita sta seguendo? Non sarà mica come quella del cancro, cioè una crescita esponenziale? Per controllare, passiamo ad un altro tipo di visione, usando l'opposto della crescita esponenziale: il logaritmo. La crescita esponenziale raddoppia? Il logaritmo, acerrimo rivale, dimezza. Prendendo i nostri dati e passandoli ad un filtro logaritmico, possiamo vedere se la curva che sta crescendo così tanto si piega. Ecco allora la curva dei morti in Italia, vista col nuovo paio di occhiali logaritmici:

Cosa vediamo? Vediamo che ora quella che era una curva è diventata una linea dritta, che continua a salire. Cosa vuol dire? Significa che il logaritmo non è riuscito a piegare la crescita del virus, e che quindi la velocità con cui il virus fa morire le persone cresce purtroppo come un cancro, un'onda pazzesca che tutto travolge, e che rischia di portare via con se l'intera popolazione.

Tutto è perduto, si salvi chi può?

Detto questo, ovviamente non tutto è perduto, perché la scienza può lo stesso darci una mano in vari altri modi, cercando di diminuire la folle corsa del virus prima che ci mangi tutti, finché non si trovi una cura. Il fatto che il virus si sia propagato dall'altra parte del mondo (la Cina) fino a noi e oltre è dovuto al fatto che viviamo in uno small world, un piccolo mondo, che è da tempo studiato nell'ambito dei Sistemi Complessi. E questa scienza, assieme alle altre, ci permette di capire un po' cosa sta succedendo, e soprattutto di cercare di limitare i danni. Ad esempio, uno dei problemi principali sono i cosiddetti “salti lunghi”, come ad esempio un viaggio lontano da casa. Bastano pochissimi di questi saltelli oltre la nostra zona per dare al virus quella potenza mortale tipica del cancro, quella folle onda esponenziale che tutto consuma. Ecco perché ad esempio l'esodo in massa dalla Lombardia all'annuncio della chiusura è stato un aiuto devastante dato al virus. Un altro problema sono ad esempio i cosiddetti “hub”, i luoghi di raccolta: il bar, la fermata dell'autobus, l'evento sportivo, tutti gli aggregatori di socialità sono rampe di lancio per il virus, che viene rinvigorito e ripotenziato.

“Stare a casa”? Sbagliato!

Ed ecco allora la soluzione che semplifica tutto: stiamo a casa. Basta dire stare a casa? Sbagliato! La campagna mediatica sullo state a casa va bene, ma fino a un certo punto, perché non tiene conto dell'altra faccia della medaglia, proprio come i modelli matematici incompleti. Qualcuno forse, con l'aiuto di altri, potrà stare sempre a casa, ma la realtà è diversa. Molti usciranno lo stesso semplicemente per fare una passeggiata, perché dopotutto noi essere umani non siamo nati per stare dentro quattro mura, la nostra vita vera è lì fuori, non tappati in casa. Ma basta ripeterlo sempre più forte, vero? State a casa! Sbagliato, perché moltissimi sono semplicemente costretti ad uscire: per lavoro, per fare le spese, per buttare l'immondizia, per i bisogni del cane. Dire solo “state a casa” è semplicemente sbagliato, nel nostro modello di vita attuale. E allora?

Allora la cosa importante è puntare l'attenzione sull'altro verso, quello veramente pericoloso: l'andare fuori. Andare fuori quando magari siamo obbligati a farlo. Ed è in quel momento che il gioco si fa duro, e chiede tutta la nostra attenzione, come le misure che sentiamo costantemente dai media, tra cui il famoso metro di distanza, e lo stare attenti a toccare oggetti e lavarsi le mani. Sono queste le vere cose a cui occorre fare tremendamente attenzione, quando siamo lì fuori. Perché al di là dello stare a casa appunto, prima o poi bisogna andare lì fuori. Ma allora, se basta questo, perché il virus continua la sua folle corsa?

#StareFuoriBene

Dov'è il vero problema? Fare capire a tutti l'importanza donfamentale dello “stare fuori bene”, lottando contro uno dei problemi fondamentali che stanno dentro le nostre teste, il rapporto causa ed effetto. Attraversiamo la strada col rosso? No di certo, perché sappiamo che in pochi secondi potremmo essere morti. Ma quando il rapporto tra causa ed effetto si allunga nel tempo, ecco che arrivano i problemi. Problemi insiti nell'algoritmica del nostro bellissimo e strano supercomputer, quel cervello che ci troviamo dentro le nostre teste. Che non è abituato a fare associazioni difficili, preferisce la semplicità e le cose immediate. E quindi, cosa sarà mai se passo a mezzo metro da qualcuno? Dopotutto sono tornato a casa e sto bene. Cosa succederà se tocco qualcosa lì fuori e poi non mi lavo le mani? Ma dai, cosa vuoi che succeda, e poi se succede di certo non a me, l'ho già fatto ieri e l'altro ieri e sono ancora qui. Ed intanto il virus gioca con noi, con una strategia purtroppo ben congegnata, anche matematicamente parlando.

Il Virus Stupido e quello Furbo

Quanto è pericoloso un virus? Beh, dipende da quanti muoiono quando se lo prendono giusto? Sbagliato. Il virus Ebola, molto più mortale del Coronavirus, è stato definito un virus “stupido”, proprio perché era super-pericoloso, e provocava la morte rapida dell'infettato. Ma proprio questa morte rapida faceva sì che il virus spesso non riuscisse a propagarsi, restando confinato nel corpo dell'infettato. E quindi addio propagazione esponenziale. Il Coronavirus invece è più furbo, proprio perché è più blando. Si legge che il Coronavirus non è così mortale, e quindi non c'è da avere così paura. Sbagliato. Proprio perché il Coronavirus è blando, allunga il rapporto causa effetto, e questo gli permette ad esempio di propagarsi con molta più facilità da una persona all'altra. Dove? Proprio lì fuori, quando il Signor Rossi passa a mezzo metro dalla Signora Bianchi. Zap! Tanto oggi tutti e due staranno benissimo, ed anche domani, e forse anche per tutta la settimana e oltre. Ecco il vero problema che va capito: che il Coronavirus è più furbo di noi, è una mutazione che sfrutta questa nostra debolezza, la dilatazione temporale, per cavalcare l'onda di crescita esponenziale, e diventare il cancro del mondo.

Il Rosso al Rallentatore

Come ne usciamo? Capendo che quello che conta non è tanto lo “stare a casa” appunto (cosa giusta e sacrosanta), ma anche e soprattutto l'altra parte necessaria, lo “stare fuori bene”. Lottando contro l'effetto della dilatazione temporale, che rende questo virus finora così furbo e diabolico verso di noi. Convincendoci rapidamente tutti che è quella la parte fondamentale: non rispettare le regole di sicurezza è come passare col rosso, solo a velocità super-rallentata, un millimetro al secondo. E lo schianto alla fine è molto probabile, anche se magari avviene una settimana dopo. Ma capire questo non basta, occorre fare quel piccolo sforzo in più: farlo tutti, perché purtroppo, e in questo i modelli matematici sono precisi, bastano poche persone per ridare energia al virus, e fargli riprendere quella forza mortale.

La Canzone

Se tutti vivessimo in pace, non ci sarebbero guerre, semplice no? Nella sua bellissima canzone Imagine, John Lennon diceva proprio questo: “immagina, se tutte le persone vivessero la vita in pace”. L'umanità non c'è ancora riuscita, per quello Lennon cantava “Puoi dire che io sia un sognatore, ma non sono il solo. Spero che un giorno tu ti unisca a noi, e il mondo sarà una cosa sola”. Ecco, magari la guerra e gli altri problemi del mondo non siamo ancora riusciti a sconfiggerli, ma un primo passo possiamo farlo ora. C'è un cancro in azione, un cancro dell'umanità letale ed anche molto furbo. E ne potremmo uscire fuori, facilmente, se solo tutti vivessimo non tutta la vita, ma solo le prossime tre settimane in un certo modo. Cosa dite, è un sogno? Forse, ma non sono il solo, e spero che oggi tu ti unisca a noi.

[English | Italiano]